Aiuto e Cambia-Menti

La parola cambiamento è una di quelle parole alle quali, nel lessico personale di ognuno di noi, inevitabilmente si associano significati emotivamente connotati sia in senso positivo che negativo.

Per alcuni di noi questa parola rappresenta qualcosa di piacevole, desiderabile e di valore positivo mentre per altri potrebbe invece associarsi a sensazioni spiacevoli di minaccia, dolore psicologico o preoccupazione. Personalmente credo che la motivazione di queste differenze stia nella nostra storia personale, nelle esperienze che hanno lentamente costruito dentro di noi quella rete di significati e valenze emotive che resta inconsapevole ma che sottende ad ogni parola che usiamo e la colora di una tonalità emotiva del tutto soggettiva.

Nel corso della mia esperienza clinica, le richieste di aiuto sono state tra le più svariate tra cui: il desiderio di cambiare una situazione della propria vita, di conoscersi meglio, il desiderio di capire cosa succede in un momento della propria vita o perché le cose non vanno più come prima. Ciò che caratterizza queste richieste di aiuto è il desiderare un “cambiamento” per uscire da uno stato di malessere e risolvere così tutti i problemi. Cosa vuol dire però aiutare le persone che si aspettano un “cambiamento”? Significa farsi carico di loro, della loro storia e della loro sofferenza. Significa “averne cura e non “guarire”, avere cura di loro ed essere disponibile a lavorare insieme, permettendo la costituzione di un processo che miri al cambiamento e che faccia toccare con mano il suo stare male.

Nell'ambito di ogni percorso psicologico il cambiamento rappresenta l’aspetto più importante e più impegnativo, ma anche quello meno conosciuto e più frainteso. Nella stanza d’analisi è necessario aprire lo sguardo a nuovi orizzonti, dove il “cambiamento” non è predeterminato, ma è in funzione del divenire improvviso ed imprevedibile della persona che è in relazione al suo prendere in mano la propria vita. Non ci può essere una conoscenza aprioristica rispetto al percorso analitico, al cambiamento del soggetto o più in generale al progredire della sua vita, ma è invece possibilestare nella dialetticità del presente che si vive e che apre inevitabilmente al divenire processuale della vita.

Il cambiamento va inteso quindi come un aprire sé stessi alla vita: esso deve rappresentare quindi non solo l’obiettivo della terapia da voler raggiungere a tutti i costi ma soprattutto una possibilità che il soggetto scopre nel divenire della sua vita. Non a caso in questo elaborato mi sono permessa di scrivere, citando il titolo di una canzone, Cambia-Menti e non cambiamenti. Occorre cambiare (-Cambia) l’ottica (-Menti) attraverso la quale si pensa al cambiamento. Occorre spostare l’orizzonte e considerare il cambiamento come una qualità della vita, come un aspetto imprescindibile della vita umana, intesa nel suo divenire processuale. Cambiamento quindi non come una conquista che una persona fa’, passando da una determinata condizione ad una migliore o viceversa, ma come il moto che spinge al divenire del soggetto nella sua vita e per la sua vita. Un cambio di sguardo su sé stessi che porta ad accettare l’imprescindibilità del mutamento.

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