Covid-19

Sono due delle tantissime parole che ho sentito maggiormente pronunciare in queste settimane. Sofferenza e crisi scaturite dalla “paura di questa malattia”.

Questa malattia, il covid-19 è a noi sconosciuta ed è diventata ormai parte del nostro vivere quotidiano, così come la paura che ahimè, nuova invece non lo è. Malattia e paura, tuttavia, necessitano di essere pensate e comprese, perché il rischio, che in questi giorni si percepisce, è di averle in mente esclusivamente come fonte di pericolo dalle quali non si ha scampo: il virus che ti costringe all’isolamento e nei casi più gravi alla terapia intensiva e la paura che tutta questa situazione genera dentro di noi. Paura per sé stessi, per i propri cari, paura di cosa succederà quando tutto sarà finito, paura di non aver la certezza della fine di questa situazione, a tratti surreale. Siamo impauriti e spaventati e questo perché non sappiamo come proteggerci e combattere questa improvvisa “minaccia”, dal momento che è nuova e su di essa, per ora, non abbiamo alcun controllo. E la psicologia insegna che tendenzialmente l’essere umano si spaventa istintivamente più dei nuovi imprevisti che di quelli a noi più o meno familiari, o magari di cui si hanno delle soluzioni immediate.

Tutto ciò che è fuori dal nostro controllo genera timore e spesso fa scattare il segnale di allarme, con tutto ciò che ne consegue. Ed è proprio quello che il Corona virus ha fatto, generando in noi allarmismo: un rischio che pervade la propria vita, un rischio che genera paura, sofferenza, preoccupazione. Un rischio dove in gioco c’è la vita stessa, che di per sé e per sua natura è imprevedibile ed incerta; proprio oggi come non mai, le persone stanno toccando con mano questo aspetto e ne sono spaventate perché non più abituate a vivere e a confrontarsi con l’incertezza. Questo è forse anche dovuto al fatto che siamo parte di una società dove tutto scorre veloce, tutto è social, tutto è bello, tutto deve andare secondo le regole del sistema.

Già, ma a che prezzo?! Al prezzo di non riconoscerci più nelle nostre lecite paure, al prezzo di non riconoscerci più come esseri umani, impotenti di fronte a certi eventi che non si possono controllare, dai quali si desidera scappare utilizzando la classica “soluzione bacchetta magica”, che spazza via tutto il “brutto” per far sì che tutti possano riprendere la propria quotidianità come sempre, come esattamente degli automi.

E’ difficile oggi poter accettare l’esistenza di un qualcosa che perturba e scardina la vita di ognuno di noi, ma ahimè non siamo in potere di fare altro. Riconoscere, accogliere ed accettare l’impotenza e la sofferenza che questo delicato momento comporta è la cosa necessaria da fare, senza avere invece la presunzione di eliminarla. La crisi generata, non tanto economica, ma umana, ha un duplice risvolto: da un lato è l’opportunità per mettere alla prova sé stessi, dall’altro rischia di essere l’inizio della fine. L’unica cosa certa è che la crisi, in questi momenti è inevitabile e se la si guarda da un punto di vista non negativista, la si può concepire come indice di un cambiamento urgente e necessario per andare avanti. E’ quello che il questo virus ci sta chiedendo di fare. E’ un invito a leggere ciò che sta accadendo a noi stessi e anziché rassegnarsi penso sia importante adottare uno sguardo evolutivo, improntato al cambiamento e finalizzato ad un andare oltre quello che ognuno di noi è sempre stato, accettando che ciò che ci accade, indubbiamente ha un peso ed un impatto nelle nostre vite e, anche se a volte inconsapevolmente, ci cambia. Il cambiamento e il divenire della nostra esistenza è l’unica certezza da cui possiamo, se desideriamo, trarne realmente un conforto, perché fa parte dell’essere “umani”. Accettare questo è il primo passo per sentire meno la paura del “nemico che destabilizza la nostra vita” a tal punto da non sapere più chi siamo, cosa desideriamo e “cosa dobbiamo fare ora”. Per vincere il corona virus occorre isolarlo, assumendo la piena presenza a noi stessi, adattarci alle varie limitazioni, a quel che ci accade e non correre invece il rischio di farci isolare umanamente da lui.

Stare a casa con la propria famiglia e cercare il meno possibile di avere contatti fisici con gli altri è importante in un momento come questo perché può aiutare a isolare ed eliminare il virus, altrimenti sarà lui che isolerà noi in una fredda e asettica sala intensiva, dove si soffre e si combatte per la vita in un letto d’ospedale, completamente soli e lontano dagli affetti più cari. Una frase che spesso mi piace citare perché credo possa rendere bene l’idea di quanto appena sopra ho scritto è “La vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri piani”. È proprio questo accadere, questo farci i conti, questa dimensione imprevedibile, incerta e se si vuole destabilizzante, che spesso è connotata da sofferenza ma che inevitabilmente, se accolta, accettata e vissuta, muove l’essere umano verso una dimensione nuova e creativa di sé.

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